giovedì 26 agosto 2010

Third stop: l'oro verde del Molise

Ciao a tutti, rieccoci qui con i racconti dei nostri giri gastronomici nei giorni Molisani.
L’altro giorno siamo andate alla ricerca di due posti di cui avevamo sentito parlare a Cibus e di cui avevamo letto delle recensioni, rispettivamente: La Cooperativa Olearia Larinese e La Società Cooperativa Biosapori di Casacalenda.
Arrivate a Casacalenda ci è sembrato di fare un salto indietro nel passato, un posto davvero di altri tempi, una cittadina panoramica sulla Valle del Cigno di origini Romane.
Nella Romana Kalene, cruciale nodo militare nella battaglia contro il cartaginese Annibale, si incontrano molti pezzi di storia, romani, albanesi, croati, ognuno di questi popoli ha lasciato qualcosa della propria cultura sia in ambito architettonico che culinario.
La nostra metà, la cooperativa Biosapori, che spedisce i suoi prodotti accettando ordini da internet, si trova in centro alla cittadina, qui si trovano gustose conserve di frutta più o meno inconsuete e di ortaggi tutti provenienti da agricoltura biologica.
La loro specialità è la crema di germogli d’aglio, una vera delizia che tra l’altro non lascia imbarazzanti conseguenze sull’alito, questa crema è un insaporitore naturale universale, ottima anche solo spalmata sul pane o su un crostino.
Praticamente noi siamo andate lì solo per questa crema di cui avevamo sentito parlare, ma più che altro perché l’anno prima avevamo assaggiato quella ricavata dai germogli dell’aglio rosso di Sulmona a Pacentro, paesino vicino Sulmona ed eravamo rimaste entusiaste, folgorate dalla squisitezza di questa crema prodotta dall’Azienda Agricola Ciavattone.
Dopo aver svaligiato come nostro solito la cooperativa prendendo crema di germogli, fave, erbe di campo, piccante ai peperoni, confetture, vino (una buonissima Falanghina Molisana) e lampascioni sott’olio, siamo andate alla ricerca di qualche forno per fare uno spuntino con qualche pane o pezzo di pizza locale.
Ci siamo imbattute prima nel forno di Anna di Bello in cui ci siamo concesse un ottimo pezzo di pizza con le patate e poi, non contente siamo andate nel forno Kalena incuriosite dalla scritta che pubblicizzava le “scorpelle” o meglio “mollica di san giuseppe” che non sono altro che mollica di pane fritta...wow!! da provare!, una tira l’altra.
A questo punto, visto che la Cooperativa Olearia di Larino apriva alle 15:00 siamo andate a pranzare in prossimità della Diga del Liscione, diga che si trova vicino al fiume Biferno che si può definire il "serbatoio del Molise" ma anche della Puglia nei periodi di meggiore siccità.
Diciamo che per essere una bellezza “artificiale” è davvero un bel posto dove fermarsi per una breve sosta che sia per un pranzo al sacco o una pausa durante un viaggio, ma anche un'intera notte notte accampandosi con la tenda nelle aree attrezzate circostanti.



Dopodichè abbiamo proseguito per Larino, cittadella agricola immersa tra gli uliveti e sede dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio.
Qui ci siamo dirette in Contrada Acquara, alla cooperativa Olearia che lavora solo le rinnomate varietà locali di olive biologiche della Dop Molise, ovvero la gentile di Larino, l’aurina e la salegna.
In Cooperativa abbiamo incontrato il responsabile che gentilmente ha risposto alle nostre domande esponendoci le differenze tra le produzioni biologiche e non biologiche nell’olio, raccontandoci la storia della cooperativa e illustrandoci i metodi di raccolta e frangitura utilizzati.
In sostanza, nella zona di Larino, essendo una zona ad altissima vocazione per la coltivazione dell’olivo, non sono necessari molti trattamenti per la lotta antiparassitaria, anzi, quasi non se ne attuano, il clima è sempre favorevole tanto da non far insorgere le condizioni propense al moltiplicarsi della mosca dell’olivo e altri parassiti, la mancanza di trattamenti fa si che non ci siano sostanziali differenze tra le produzioni biologiche e quelle non biologiche.
Come al solito siamo rientrate a casa cariche di roba, conserve, vino olio....ma soprattutto cariche, arricchite di conoscenza e nuovi punti di vista di produttori e altre persone che come noi amano la loro terra, i suoi prodotti e fanno di tutto per mantener vive le nostre tradizioni gastronomiche.
Lasciamo come sempre qualche indirizzo per chi si trovasse a passare da queste parti.
Biosapori Soc.Coop. CONSERVE ALIMENTARI Tipiche e Biologiche
Laborataorio artigianale: Via S.di Blasio, 55 Tel/fax 0874-841002
CASACALENDA (CB)

Albergo Masseria Grande, C.da Pezze di Carundoli, Montecilfone (CB)
Tel. 0875-976006 info@masseria-grande.it

Cooperativa Olearia Larinese srl Contrada Acquara, 80 Larino (CB)
Tel e fax 0874-822697 olearialarinese@tin.it

Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, Via Gramsci Larino
Tel.0874-8281, cell 335-8169881

Azienda Agricola CIAVATTONE Via Cavate n 17a Sulmona (AQ)
Tel.0864-212077 cell.328-9023032

lunedì 23 agosto 2010

Second stop: Agnone, tra campane e caciocavalli

Le nostre vacanze in Molise e la connessione precaria ci hanno portate a questo prolungato silenzio, scusate per la latitanza.
In ogni caso, tra i vari giri che abbiamo fatto ne abbiamo alcuni da raccontare.
Silvia ha una passione per un paesino dell’alto Molise che si chiama Agnone e ogni volta che siamo in Molise non possiamo non andare a farvi un giro.
Immaginate un crostone di riccia su una collina immersa nel vasto verde dell’Appennino e immaginate su questo crostone di roccia un paesino arroccato composto da case in sasso e stradine lastricate di ciottoli bianchi....beh, ecco a voi Agnone, il paese delle campane, infatti è qui che la Fonderia Marinelli, che spedisce campane in tutto il mondo, ha fabbricato le campane di San Pietro.
Questa volta, per andare ad Agnone, abbiamo deciso di cambiare strada e siamo passate da un paese che si chiama Carovilli che merita una sosta sia per il suo splendido centro storico medievale sia per far una visita al Caseificio del pastore Serafino che proprio quest’anno ha ricevuto il premio come migliore caciocavallo, e tra poco sarà menzionato in un articolo del Gambero Rosso.
Per chi non lo sapesse la zona di Agnone, ma in generale la provincia di Isernia è la zona di produzione del caciocavallo, formaggio ricavato da solo latte vaccino (esclusivamente di razza Bruna Alpina) a pasta filata, con una crosta marroncina dura ma sottile. Il gusto di questo formaggio è molto particolare perché quando è fresco è decisamente dolce ma appena inizia a stagionare il gusto sfuma nel piccante e più è vecchio più “pizzica” il pal
ato.
Il Caseificio del Pastore Serafino l’abbiamo scoperto per caso, ci siamo letteralmente “sbattute” davanti e incuriosite siamo entrate a dare un’occhiata. In verità come al solito è stata Silvia a notarlo, infatti dovete sapere che lei ha un vero e proprio “fiuto” per trovare i luoghi segnalati, i produttori migliori, i ristoranti fashion, insomma ha un sesto senso per percepire le cose di qualità. Io ormai mi fido ciecamente del suo fiuto e anche questa volta ci ha visto giusto.
I proprietari sono persone splendide, gentilissimi e disponibili hanno risposto alle nostre domande, ci hanno
fatto assaggiare la pasta filata ancora tiepida da cui si ricavano le scamorze, ci hanno permesso di visitare l’interno del caseificio e fare delle foto durante le lavorazioni, ma soprattutto ci hanno regalato 5 minuti di paradiso quando abbiamo assaggiato la loro ricotta fresca....divina! (e ve lo dice una che la ricotta non la ama per nulla).


Consiglio a chiunque dovesse passare in Molise di far una sosta dal Pastore Serafino perché i formaggi qui prodotti hanno un sapore particolare, un sapore a cui oggigiorno non siamo più abituati, un sapore che ha sentore di genuinità, di realtà, di vero latte proveniente da mucche autoctone che vivono libere di muoversi e di pascolare e mangiare l’ erba dei pascoli e non gli insilati o le farine ricavate dalle carcasse di animali morti come spesso accade nella maggior parte dei grandi allevamenti. Qui il formaggio sà di latte e il latte sà di erbe selvatiche e di pascoli.



Siamo uscite dal caseificio con caciocavallo, scamorze, pecorino, insomma un bottino che si addice a due gastronome e abbiamo proseguito il nostro percorso per arrivare ad Agnone.
Volevamo fare una sosta al Teatro Sannita di Pietrabbondante, teatro risalente al II secolo a.c. ma il lunedì è chiuso e purtroppo non abbiamo potuto visitarlo, ma se passate di qui e non è lunedì non perdetevi questo fantastico connubio tra struttura italica e colonnato greco, inoltre in estate vi si svolgono suggestive rappresentazione di opere classiche.
Arrivate finalmente ad Agnone ci siamo fiondate in quella che ormai è diventata una sosta obbligata ovvero il Panificio Pasticceria La Spiga D’Oro in Via Saulino dove a farla da padroni sono i biscotti di tutti i tipi e di tutti i formati che riempiono il bancone in tutta la sua interezza.



La Spiga D’Oro è uno di quei luoghi in cui è tutto talmente buono, biscotti, pane di tutti i tipi, pizza, torte salate, taralli che non sapendo cosa prendere o da dove cominciare a mangiare ti ritrovi ad uscire di lì con 4 buste piene di roba e a sederti sulla prima panchina, muretto o gradino a mangiare un pezzo di pizza, un biscotto al cioccolato, un tarallo, tutto insieme quasi come fosse un improvviso attacco bulimico, solo assaggiando la bontà di questi prodotti si può capire la smania che ti prende davanti a quel bancone delle meraviglie.
Fatta la nostra sosta merenda a base di un misto di biscotti composto anche da Mostaccioli, tipici biscotti Molisani e Uccelletti, biscotti di pasta di pane con vino bianco farciti di marmellata d’uva o amarene, abbiamo fatto un giro nel centro storico del paese che è davvero una bomboniera con le sue chiese medievali e romaniche dai portali gotici e le sue stradine arroccate caratteristiche.



Non avendo pranzato le soste gastronomiche non si sono limitate solo alla Spiga D’Oro, abbiamo fatto un salto anche all’Antica Premiata Ditta Carosella, sala da tè e pasticceria rinomata per le sue mandorle confettate riccie.
In ogni caso se vi doveste trovare a passare da Agnone e voleste fermarvi a pranzo e non vi doveste bastare un pezzo di pizza di uno degli ottimi forni del paesino, potete fermarvi alla Trattoria Casciano che prepara ottimi piatti tradizionali tra cui l’agnello sotto la coppa, cioè nella cenere, una delizia.....ma solo da ottobre in poi dato il caldo.
Tra una merenda e l’altra, pur avendo fatto una lunga passeggiata nel paesino, spazio per una cena non ce n’era, prima di andare via però ci siamo concesse un pezzo di pizza al pomodoro con una punta di peperoni del Panificio Antichi Sapori, una specialità da non perdersi.
Con il nostro pezzo di pizza siamo andate in un punto panoramico del paese, fuori dalle mura del 1100 che circondano il centro storico dove cui si vede tutta la vallata sottostante, un punto davvero suggestivo.


Lì con calma ci siamo mangiate il nostro pezzo di pizza cotto nel forno a legna, talmente buono da ricordarmi la pizza che quando ero piccola mia nonna cuoceva nel forno a legna che aveva in casa, forno che prima di lei era appartenuto a sua suocera in cui potevi cuocere anche i sassi e persino quelli, una volta cotti, erano buoni, bastava il forno con i suoi anni di cotture alle spalle, intriso di cenere e odori a conferire un sapore unico ai cibi, un sapore vecchio e genuino.

Agnone è un paesino bellissimo dove la natura, la cultura e le tradizioni sono davvero un piacere da vivere e il gusto della tavola è ancora un rito è un luogo in cui potersi rilassare, intriso di storia dove poter trascorrere qualche giorno lontani da tutti immersi nel calore della tipica accoglienza Molisana.
Lascio qualche indirizzo gastronomico e dei recapiti di B&b nel caso vi trovaste a passare da queste parti.

Caseificio Il Pastore Serafino, V.F. Cianella, Carovilli (IS)

Panificio La Spiga D’Oro, Via Saulino 70 Agnone (IS)

Panificio Antichi Sapori, Via Cavur 33, Agnone (IS)

Antica Industria Dolciaria, Corso Vittorio Emanuele 235 Agnone (IS),
Via Principe di Piemonte 39 Campobasso

Trattoria Casciano, Via Marconi 39 Agnone (IS), 0865-77511

B&b Comare Maria, Via Cavur 29, Agnone (IS), 333-8618113

B&b la Locanda delle Campane, Vico polito, 15 Agnone (IS) 338-8435967, 333-3098421
www.locandadellecampane.com

martedì 10 agosto 2010

Going to Molise: first stop!

Quante persone conoscete che per le vacanze vanno in Molise? Poche, supponiamo pochissime, adesso con un’eccezione: noi!
Questo è il terzo anno che andiamo alla scoperta di questa piccola regione attraverso incursioni culinarie e non solo, passando anche in Abruzzo e nelle Marche.
Le nostre attraversate dell’Italia per andare a trovare i miei parenti in Molise somigliano (a detta di mio padre) più a delle transumanze che a dei viaggi in autostrada: ci fermiamo a fare il bagno nei posti più belli (vedi Conero), a fare foto nei punti più panoramici e poi ovviamente ci sono le soste mangerecce per pranzo e per merenda.
L’anno scorso per pranzo ci fermammo a Pescara all’osteria Acquapazza e dopo aver mangiato un antipasto interminabile (compreso nel coperto) e un ottimo spaghettino allo scoglio, restammo piacevolmente sorprese dal conto, appena 20€ in due!
Pescara avevamo già capito che era una città adatta a noi: gastronomicamente interessante ma economica, il binomio perfetto. L’equazione si è dimostrata più che mai esatta con la scoperta del secondo locale pescarese: la pasticceria Caprice, un’istituzione a Pescara, talmente famosa da aver ottenuto anche una serie di riconoscimenti per le sue produzioni artigianali di gelati che vantano gusti dedicati ai sapori dell’Abruzzo ( il gusto allo zafferano dell’Aquila, o all’olio d’oliva).
Quest’anno invece ci siamo fermate a Fano, graziosissima cittadina delle Marche che offre varie opportunità per gustare ottimi piatti a base di pesce. Noi abbiamo scelto La Trattoria da Maria, ristorantino del centro di Fano gestito dalla Sig.ra Maria e da sua figlia, un luogo in cui non si va solo per mangiare, ma soprattutto per fare “un’esperienza”, così l’hanno definita i nostri due gentilissimi vicini di tavolo provenienti da Bologna con cui abbiamo scambiato qualche parere culinario durante il pranzo.






In effetti è stata un’esperienza, noi non avevamo prenotato (è meglio farlo anche a pranzo) ma alla fine, visto che eravamo due ragazze e per di più di passaggio, le abbiamo fatto pena e ci ha fatte accomodare nel cortile interno con un: “Ora vedo cosa riesco a fare con quel pò di pesce che c’è”.
La domanda a noi è subito sorta spontanea: Poco pesce in piena stagione estiva in un ristorante sulla Riviera Adriatica? Ma come?!
Alla fine scopriamo che da qualche anno ad agosto c’è il fermo della pesca nel Mar Adriatico per agevolare il ripopolamento del mare e che il pesce che si trova in questo periodo nei ristoranti da Trieste a Otranto, è tutto pesce congelato o di allevamento. Qualcuno di voi lo sapeva? Noi no, ed in effetti non viene detto molto ad alta voce, quasi certamente per evitare che la gente in vacanza diserti i ristoranti di pesce sulla costa per fiondarsi nelle steak-house, causando così il fallimento di tutta la Riviera.
Nell’attesa del menù ci hanno servito una bruschetta con dell’ottimo pane caldo irrorato di olio evo prodotto da un contadino della zona appositamente per loro ricavato da un misto di olive di cultivar leccino e reggiolo.
Ebbene, il menù non è arrivato e quel poco di cui parlava la Sig.ra Maria si è rivelato essere un vassoio straripante di ottimo pescato fornito da un pescatore del luogo che, con il suo barchino, si procura pochi kg di pesce al giorno giusto per quei ristoranti che non possono e non vogliono rinunciare al fresco di giornata.





Quasi con difficoltà abbiamo terminato il vassoio per poi deliziarci di un’ottima torta margherita fatta in casa accompagnata da un moscato della tenuta Mariotti di Monte Maggiore al Metauro (PU)
Alla fine di tutto Silvia si è concessa anche una “moretta” , gentilmente offerta dai nostri vicini di tavolo. Per chi non sapesse cosa sia la moretta, trattasi di un caffè corretto con del Pastiss, del Rhum, dell’anice stellato e della scorza di limone; dall’elevato potere digestivo come si può intuire dagli ingredienti!
Il costo di questa esperienza per due persone è stato di 70 €, oltre al vassoio ci era stato proposto anche un secondo di sogliole con i pomodorini per cui ci è venuto da ipotizzare, origliando il conto uguale al nostro di altri tavoli, che il prezzo sia fisso e che quindi comprenda antipasto, primo, secondo e dolce per 35 € a testa. In più c’era il blocco della pesca per cui non sappiamo se in un periodo diverso il prezzo rimanga lo stesso ma il menù si componga di altro.
In ogni caso il prezzo è valso l’esperienza, cibo freschissimo cucinato magistralmente, ambiente curato e particolare, musica lirica di sottofondo alternata a Battiato, pareti piene di riconoscimenti e articoli di Slow Food che narrano la storia e l’esperienza della Sig.ra Maria che gestisce da più di 45 anni questo ristorante, vecchio di 200 anni, sempre con la stessa passione e con crescente professionalità.
Dopo due ore, arricchite da questa esperienza e cariche di sapori e profumi nuovi, siamo ripartite alla volta del Molise da cui scriveremo le avventure molisane dei prossimi giorni che si divideranno tra incursioni nell’orto dei nonni e giri gastronomici tra mare e colline in paesini dispersi dai nomi improbabili.
Intanto vi lasciamo gli indirizzi dei ristoranti elencati nel post nel caso vi trovaste a passare a Fano o a Pescara.

Osteria Acquapazza, Via Flaiano 37, Pescara
Chiuso sabato a pranzo e domenica Tel.085-4514470

Pasticceria Caprice, Piazza Garibaldi, Pescara (proprio di fronte alla Trattoria Acquapazza)

Trattoria da Maria, Via IV novembre 86, Fano (PU)
Chiuso la domenica, mai in estate Tel 0721-808962
Nessuna carta di credito

domenica 8 agosto 2010

Bologna+agosto=binomio perfetto

La giornata dedicata al macbook affogato è stata un tipico esempio di “slow life” in città: niente traffico, niente stress e molta moltissima gente in giro in bicicletta. Il risultato? Una città molto più vivibile e manco a dirlo molto più vicina ad uno stile “slow food” e “slow life”.
Dopo aver portato l’affogato in assistenza (è sostanzialmente salvo, bisogna solo cambiargli la tastiera) abbiamo trascorso una piacevolissima giornata girovagando nel centro di Bologna, decidendo poi di pranzare da Eataly e di far successivamente merenda dal Gelatauro.
Per chi non lo sapesse Eataly è la catena dei più belli, forniti e grandi supermercati gastronomici d’Italia. Per supermercato gastronomico s’intende una filosofia di commercio che contempla la sola vendita di prodotti che rispettino il concetto di tipicità e di italianità delle nostre produzioni. Per fare un esempio la passata che troverete ad Eataly, è prodotta con soli pomodori italiani, spesso di cultivar meno redditizie ma più saporite, colti solo nel pieno della maturazione e trasformati in passata da aziende medio piccole del territorio che vengono retribuite il giusto. Lo scopo di tutto questo? Molteplici. Prima di tutto fornire al cliente un prodotto che sia il più simile possibile a quello di una volta (sia come gusto che come ingredienti) e che allo stesso tempo aiuti le piccole aziende agricole a sopravvivere in uno scenario sempre più difficile per queste ultime.
Il risultato di questa politica messa in atto da Eataly è che i prodotti venduti sono realmente molto più buoni e che, cosa mai vista prima, la gente impara mentre fa la spesa: non trovi le pere nel reparto frutta a gennaio? E‘ perchè non sono di stagione, Eataly non le fa arrivare da altre parti del mondo solo per aumentare la scelta del reparto orto frutta. Tutto questo è spiegato in comodi pannelli sopra ogni tipo di verdura e frutta: dove si coltiva, qual’è la sua stagione, come cucinarla al meglio.
Un’altra particolarità di Eataly rispetto a tutti i supermercati del mondo è che ospita al suo interno diversi ristorantini che cucinano gli stessi prodotti che Eataly vende, offrendo così la possibilità ai clienti di gustarli prima di provarli.
Eataly di Bologna però, rispetto al suo cuginetto di Torino progenitore di tutti gli Eataly del mondo, una particolarità: è ospitato all’interno di una libreria Coop. Questo significa far la spesa e pranzare all’interno di una delle librerie più grandi della città con tutto il fascino che questo comporta.




La nostra scelta è caduta sull’Osteria della birra al secondo piano della libreria, che offriva un menù vario ed un pò più ampio di quello dell’osteria del primo piano, incentrata sulla cucina bolognese.
























Io e Marcy abbiamo ordinato due piatti vegetariani che comprendevano un insalata di ceci, melanzane e pomodorini profumata alla menta accompagnata da un tortino di melanzane con salsa di burrata. Ottimo. Insieme al nostro piatto unico ci hanno anche portato un sacchettino di pane caldo di Calzolari, la panetteria migliore della città (che in realtà ha solamente la rivendita a Bologna, perchè il forno è a Monghidoro).
Uno sguardo ai libri, uno sguardo molto più attento (e ahimè anche sofferto) all’Atlante della Storia della Gastronomia di Montanari (professore del corso di “storia e cultura dell’alimentazione”, l’esame più bello mai preparato) e Sabban, da ben 300 € nella versione “luxury” e da 50 nella versione “poveracci” e poi via dritte a prendere il gelato dal Gelatauro, via S.Vitale 98.
Il Gelatauro è quello che ogni esperto/goloso/intenditore di gelato vorrebbe trovare sulla propria strada in un pomeriggio d’agosto: ovvero pochi gusti sempre di stagione, uso di prodotti di altissima qualità (quasi tutto è biologico), nessun uso di semi lavorati ed un sapore semplicemente straordinario.





















Tutti i gusti sono ottimi ma uno su tutti ci sentiamo di volerlo consigliare: il principe di Calabria, un misto di gelsomino bergamotto e mandorla, intenso ma allo stesso tempo delicato, rilascia in bocca tutto l’aroma della Calabria in un sol secondo: non perdetevelo.



Il Gelatauro offre anche degli strepitosi biscottini secchi da accompagnare al gelato: all’albicocca, mandorle e zenzero; con pistacchi di Bronte e cioccolato; con caffè e nocciole...
Ormai decisamente sazie e deliziate da tanta bontà e cultura (il cibo ed il suo modo di prepararlo riflettono sempre la cultura di un posto, parole di Montanari), ci siamo avviate verso casa, riflettendo come le città, svuotate dalla ressa, ritrovino la propria identità ed un nuovo modo di essere vissute.


Eataly, via degli orefici, Bologna, lun-sab: 8-24; domenica: 10-24,

Il Gelatauro, via S.Vitale 98 b, Bologna

Forno Calzolari, via delle Fragole 1, Bologna


martedì 3 agosto 2010

Ho "annegato" una parte di me stessa

No, non mi stò riferendo ad una ubriacatura bella e buona. Neanche ad un ipotetico problema mentre nuotavo. No proprio no. Semplicemente giovedì sera ho avuto la brillante idea di versare sul mio macbook (l'altra parte di me) un bel bicchierino di Passito. Quanto? Non molto ma comunque sufficiente a dar dei seri problemi al piccolo che ora si accende (dopo tre giorni con i circuiti per aria però) ma non risponde ai tasti, insomma la tastiera è morta. Grave? Si, no, non lo so. Domani lo porto in assistenza e vediamo cosa mi dicono, al telefono si sono solo sbellicati dal ridere per mezz'ora: "Cosa? Ha versato del passito? AH AH AH!", altri commenti degni di nota sono stati quelli di mia mamma ("Cosa versa una gastronoma sul suo computer? Bè passito, mica banale acqua!") e quelli di un amico di Marcy ("Almeno è morto ubriaco, ha fatto una buona morte").
Nel frattempo ho imparato questa lezione (a quanto sembra sono l'unica che non lo sapesse, ma in ogni caso adesso lo divulgo a tutti): se versate un liquido sul vostro macbook (o qualsiasi altro aggeggio elettronico) e sembra che non abbia danni, che vada bene, anzi quasi meglio di prima, fermatevi!! Spegnete tutto subitissimo, togliete la batteria e lasciatelo all'aria a respirare, si riprenderà dopo circa 2 giorni e senza danni.
Insomma io l'ho detto, dopo che avrò speso qualche centinaio di euro per metterlo a posto penso me lo tatuerò.
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