martedì 16 novembre 2010

London experience

Ok ci siamo. Sì in effetti non è passato poco tempo da quando abbiamo scritto l'ultima volta ma sono stati dieci giorni veramente difficili. Cominciamo dall'inizio.
Martedi 9 novembre siamo sbarcate con tutte le nostre-pesantissime-valigie a Londra pronte ed entusiaste a prendere posto nell'appartamento trovato tramite un'aggancio di quelli "io conosco uno che, il quale cugino, la cui morosa (...) una volta era stata a Londra.. e mi sembra che....avesse una casa!", il flat si trova in zona sud ovest di Londra, per i più pratici a Putney. Al nostra arrivo un custode ci avrebbe dovuto mostrare casa, contatori, regole della spazzature e quant'altro, il custode, tale Jhon (tenetevelo bene a mente questo nome!) ci avrebbe poi consegnato le chiavi e lasciato libere di pulire casa e prenderne possesso nel miglior modo possibile. Ebbene, vediamo il custode, ci sbracciamo ci presentiamo, portiamo su le valigie guardiamo la casa, "dai sarà carina dopo una bella pulizia!"e lui con tutta calma ci chiede se vogliamo una tazza di the, una fetta di torta e poi un panino. Ma, che strano è solo il custode. Va bè dai magari è solo molto in confidenza con il proprietario e vuole essere gentile, strano però, dai non facciamo le diffidenti solo perchè siamo in terra inglese. Ci accomodiamo, cominciamo a parlare del più e del meno e dopo ben due ore di discorso (tempo interminabile noi volevamo prendere possesso della casa!) lui ci dice tranquillamente (ma proprio easy) "ecco io adesso vado in camera e se volete dopo usciamo a cena assieme". Noi non capiamo. "Eh sorry Jhon, which room?". Momento di panico. Lui con pura e assoluta nonchalance ci mostra la sua minuscola camera, un mini tugurio che a confronto quello del Grande Fratello era una gioia. Jhon, 60 portati malissimo a suon di burro e muffin del Tesco, era il vero inquilino dell'appartamento e d il proprietario aveva ben pensato di affittare una stanza da letto, non dicendoci assolutamente nulla ovviamente. Benissimo. Perfetto. Bianco viola e rosso ecco i colori che aveva la nostra faccia. Nero invece il nostro umore. Nerissimo. E adesso? La casa non era nostra, era tutta da pulire e la nostra camera era piccolissima con un letto da una piazza e mezza per due. In soggiorno il riscaldamento era rotto e in tutta la casa non si superavano in 16 gradi. Che dire! Welcome to London! Momento di panico, di isterismo, chiamate verso l'Italia ancora più isteriche, dì a Jhon che no non lo odiamo perchè lui vive lì ma non possiamo essere felici di dividere casa con un sessantenne. Lui per tutta risposta ci chiede se vogliamo passare Natale con lui. ???? Sorry?? Ha detto Natale?! La situazione ci stava scappando di mano, battiamo in ritirata in camera armate di disinfettante e scopa. Tralascio l'elenco di quello che abbiamo trovato sotto il materasso (avete mai pensato quanto il sotto letto fosse un posto perfetto per tenere il cioccolato?!) e passo direttamente al giorno dopo quando lui ci dice con ancora più nonchalance del giorno precedente: "ragazze oggi io devo partire perchè devo andare in Kenia da i miei figli, ci vediamo al mio ritorno, poi mi dovrò far operare al cuore e poi forse vado a trovare gli altri miei figli in India e poi quelli in Francia". Giuro che ho veramente pensato di non aver capito nulla e che il mio inglese fosse precipitato nel baratro quanto il mio umore. Ed invece no era tutto vero, lui ha figli ovunque e spesso parte e sta via interi mesi. Non eravamo basite e allibite ma di più. Giusto il tempo di salutarlo, fargli ciao e lui era scomparso lasciando il tugurio pieno di vestiti, coperte, cibo e scarpe, ma con una differenza rispetto alla sera prima: aveva messo una bicicletta sul letto.
Questa è la prima puntata di quella che è stata la prima settimana a Londra. Domani il seguito.

domenica 7 novembre 2010

Imola a novembre = Baccanale



Anche quest'anno è partito ad Imola il Baccanale, l'annuale rassegna enogastronomica e culturale che si terrà in città dal 6 al 21 novembre.
Per noi Imolesi ormai da parecchi anni il mese di novembre vuol dire Baccanale ovvero mostre, mercati, incontri, spettacoli, animazioni, tutto legato al cibo e quindi anche degustazioni, menu a tema e scuole di cucina che ravvivano e animano la città per 15 giorni ad ogni ora del giorno e della notte (beh notte per modo di dire).
La parola Baccanale deriva da una festività Romana che aveva scopo propiziatorio, il nome deriva da rituali dedicati a Bacco. In realtà pare che questa festa abbia origini ancora più antiche risalenti alla Magna Gracia in cui sembra che fosse più che altro un rito orgiastico dedito al puro divertimento, fu in seguito, appunto in epoca romana, che la festività fu associata a riti propiziatori per richiamare la benevolenza degli dei sulla semina i il raccolto delle messi.
Probabilmente il significato goliardigo-propiziatorio stà alla base della scelta del nome per questa rassegna che quest'anno vede come tema "Salse, sughi e condimenti". Infatti il Baccanale ogni anno si basa su un tema portante dal quale si sviluppano non solo i menu che propongono i vari ristoranti della città, ma anche le mostre e gli spettacoli che si svolgono parallelamente agli incontri gastronomici quali le scuole di cucina e le degustazioni.
Purtroppo quest'anno me lo perderò visto che dopodomani partiamo per Londra, ma, un consiglio a voi che mi state leggendo, Imolesi o meno, ma anche viandanti che semplicemente potreste avere la possibilità di farvi un giro da quelle parti, vi consiglio di andare a degustare, mangiare, bere, assaggiare o semplicemente "abbuffarvi" in uno (o anche 2-3) ristoranti della zona che propongono interessanti menu a tema.
Potete scoprire le proposte dei ristoranti collegandovi qui
Vi do qualche nome di Ristoranti che propongono dei menu niente male:

Aspetto i vostri commenti sui menu visto che io quest'anno non potrò assaggiarli, raccontatemi di cosa avete mangiato, delle vostre impressioni e di come vi siete trovati, buon baccanale a tutti e beh, buon appetito!

giovedì 4 novembre 2010

A lezione da un'autentica "Arzdora" romagnola

Mentre Silvia si prodiga dispensando consigli su come occupare il tempo libero, io, in attesa di partire, ripasso le mie conoscenze tecniche in cucina in previsione di un nuovo lavoro a Londra e ieri, dopo aver smosso mari e monti, sono finalmente riuscita ad ottenere un'udienza da un'autentica "arzdora" per apprendere l'arte della piadina romagnola!
Per chi non sapesse cos'è un' Arzdora vi do qualche informazione per inquadrare il personaggio e l'importanza che riveste la sua figura nell' immaginario culinario di noi romagnoli.
L' Azdora è la regina del focolare romagnolo, è il simbolo positivo di una operosità instancabile e il cardine del tradizionale nucleo famigliare in Romagna. L' Azdora o Arzdora un tempo era una vera colonna portante della famiglia e, non a caso, sfogliando il dizionario di dialetto romagnolo scopriamo che in Italiano azdora significa: reggitrice, massaia, colei che presiede al governo della casa.
Oggi giorno per noi le Azdore sono le nonne, (per me quelle degli altri avendo io le nonne Molisane), nonne che il pomeriggio per far passare il tempo tirano la sfoglia e producono per figli e nipoti tortellini, garganelli, tagliatelle e piadine amorevolmente confezionate in sacchetti mono o bi-dose da congelare e consumare nel momento del bisogno.
La mia migliore amica ha sempre una scorta nel congelatore di ogni ben di Dio in puro stile romagnolo e io non manco mai quando si presenta l'occasione di una cena da lei!.
Ebbene, dopo anni di tentativi riusciti male, di sperimentazioni casalinghe e di mezze misure che non mi convincevano sono riuscita ad avere un colloquio con un' autentica Arzdora romagnola. Dico autentica perchè oltre ad avere sempre con se nella fondina appesa in cintura il suo fedele mattarello (eh eh) è una delle signore che organizzano la festa della Arzdore di Dozza, un vero e proprio evento per noi della zona, non solo per l'ottimo cibo, ma anche perchè tutto il ricavato di questi 3 giorni di trionfo della cucina romagnola viene devoluto tutto in beneficenza ad una missione in Brasile gestita dall'ex parroco di Dozza, missione che ha già salvato dalla strada moltissimo bambini.
Purtroppo quest'anno me lo sono persa perchè ero a Cambridge, infatti si svolge nel primo week end di settembre a Dozza, località a pochi km da Imola considerato uno dei borghi medievali più belli dell' Appennino settentrionale dove, all'interno della sua rocca sforzesca, ha sede l'Enoteca Regionale dell'Emilia Romagna.
Finalmente ora posso dire di aver imparato a fare la piadina, ieri al mio arrivo la signora mi aspettava già con mattarello in mano e farina latte e strutto sul tagliere, mi ha accolta con un incoraggiante "mettiamoci al lavoro" e pazientemente mi ha spiegato come impastare, lavorare, stendere e cuocere la piadina rispondendo a tutte le mie domande e condividendo con me le sue storie e la sua esperienza.
Ed ecco il risultato, 32 piadine una più buona dell'altra, una soddisfazione incredibile soprattutto a cena quando ho invitato la mia migliore amica, romagnola da generazioni cresciuta con le piadine della nonna e ne ha mangiate solo lei ben 3!







E chissà che non tocchi proprio a me l'arduo compito di "esportare la piadina romagnola" come professava Samuele Bersani in quella che probabilmente è la sua canzone più famosa.....esportarla in Inghilterra....
Sò bene che all'apertura di questo blog avevamo detto che non sarebbe stato un blog di ricette ma questa volta farò un'eccezione perché raccontare della mia lezione con l'Arzdora omettendo la ricetta sarebbe come quando chiedi al tuo amico di registrarti quel film che non puoi vedere perché sei al lavoro e lui calcola male i tempi e manca il finale! (vi è mai capitato?, molto frustrante!)
E poi l'arzdora mi ha dato il permesso per cui dateci dentro e sentirete la differenza!

Ingredienti:
- 1 kg Farina 00
- 130 gr di strutto (per i vegetariani si può usare anche l'olio extravergine d'oliva, circa 130/ 150 gr)
- 1 cucchiaio grande di sale fino
- 1 cucchiaio di miele (qualunque tipo)
- 2 bustine di lievito per torte salate (il migliore è quello S.Lucia)
- 500 ml di latte

Con questi ingredienti vengono circa 15/17 piadine
Si amalgama il tutto, prima farina e strutto, poi si aggiunge il sale, il lievito e il miele e poi lentamente si inizia a incorporare il latte fino ad ottenere un impasto morbito e ben amogeneo, non va lavorato molto.
A questo punto si fa un rotolo e si iniziano a staccare le fette, come fosse uno strudel, le fette si arrotolano facendo delle palline del diametro approssimativo di 4-5 cm.
Alcuni le fanno riposare in frigorifero per 20 minuti ma noi le abbiamo tirate subito col mattarello e le abbiamo cotte.
Per quanto riguarda la cottura non ho la pretesa che abbiate un testo in casa (non ce l'ho nemmeno io) va benissimo una qualunque padella, meglio se di ghisa o di ceramica, 3/4 minuti per lato, la padelle deve essere rovente.
Bene, a questo punto non mi resta che augurarvi "buona piadina a tutti!", non ho bisogno di dirvi che la piada è buona con qualunque accompagnamento anche se muore con squaquerone e marmellata di prugne o miele invece dei soliti salumi. (vedi post di luglio 2010 per saperne di più sulla piadina)


Do you want a shoe candy?!

Dopo la proposta dei libri, del film e degli food events novembrini oggi passiamo (sì prometto è l'ultimo post di consigli su come impiegare il tempo libero:-) alle mostre, o meglio alla piccola mostra che si tiene al Design Cafè della Triennale di Milano: l'Instant Design. Oggi quindi un consiglio intellettuale, mica da chi il cibo lo mangia e basta:-).
Ebbene si dà il caso che in questo cafè, fino al 14 novembre, saranno esposte opere di artisti che hanno usato il cibo come materiale per realizzare nuovi oggetti di design. L'idea non è nuova ma è sempre interessante vedere come col variare delle mode alimentari e delle tecnologie a disposizione l'arte esplori nuovi modi di usare e di modulare il cibo con intenti molto diversi: chi vuol far comprendere quanto è sottile il confine tra commestibilità e semplice food design, chi vuole destabilizzare con consistenze e colori diversi, chi vuole perseguire un intento ambientalista usando il cibo come materiale di costruzione all'insegna del riciclo e del "non si butta via niente".
Ecco qui una piccolo assaggio di quello che potreste trovare al cafè della triennale:


Da sinistra troviamo Emily Crane con il suo reggiseno fatto di schiuma alimentare realizzata con il sifone (non ho però capito come abbia fatto a renderla solida, devo indagare meglio:-), a seguire Peter Marigold che ci mostra come anche la vecchia "argenteria" di casa possa avere un futuro "illuminato" e scendendo abbiamo due opere di quelle che io considero la scoperta del giorno: ovvero Ciboh. Due ragazze, una grande fantasia e talento per realizzare opere decisamente sui generis ed un'officina artistica, stile Wharol, ma a Milano. Ecco in sintesi gli ingredienti di Ciboh i quali mixati assieme hanno creato nell'ordine: dei lavori all'uncinetto fatti con la liquirizia (sì lo so sembra pazzesco ma è vero:-) per una nota azienda operante nel settore e una scarpa della Nike (vi prego guardate la precisione della scarpa) che non è altro che una caramella gommosa, per una inaugurazione della grande multinazionale. Ciboh oltre che partecipare ai design-events più famosi al mondo, organizza anche catering molto particolari e realizza gadget  per manifestazione altrettanto speciali. Il sito è una miniera di idee e curiosità per chi è attratto dal variegatissimo mondo del "non è quello che sembra", sbirciando nelle loro opere potrete avere l'idea che in effetti con il cibo, la cosa più a portata di tutti, si possono ottenere delle vere opere d'arte, con nulla da invidiare a chi usa materiali ben più preziosi. 

Questo è veramente solo un piccolo assaggio delle creazioni che potrete trovare, che non sono tra l'altro nemmeno tutte quelle di cui ho messo la fotografia, ho selezionato solo quello che mi hanno entusiasmato di più dai siti dei vari artisti. Ecco per oggi abbiamo finito la puntata intellettuale:-) 

martedì 2 novembre 2010

Qualche idea per un week end novembrino?

Rinnovo della grafica del blog in vista dello spostamento delle sue autrici in terra britannica.. Cambiando noi doveva cambiare anche lui no?! E poi così trovo che abbia un'aria un pò più professional (mica tanto però:-) che si adatterà meglio a raccontare le food-adventures londinesi.. Insomma ogni tanto una rinnovatina al look ci vuole. 
A parte questo inizio un pò vanesio, oggi vorrei dare due o tre informazioni  sulle manifestazioni (vedere la colonna Next Events) che accadranno in questo lungo mese e alle quali noi non potremmo partecipare.. Giusto per solleticare la voglia e dire un pò cosa tratta la biennale fiorentina del gusto o il perchè uno si deve ficcare fino a Merano (io ci andrei tutti i giorni anche solo per comprare il pane:-) per bere un bicchiere di vino.
Andiamo in ordine allora.

  • Il 5 novembre inizierà il Merano Wine Festival che dopo il Vinitaly è probabilmente l'evento italiano più importante per quanto riguarda l'enologia. A differenza di quest'ultimo, però, è decisamente più elitario, dettaglio che si comprende bene sia dai prezzi dei biglietti sia dal fatto che oltre alla proposta enologica ne viene affiancata anche una gastronomica, con diversi stand che propongono il meglio della produzione italica. La manifestazione è in pratica suddivisa in tre macro aree: Wine (degustazione dei vini in gara), Culinaria (il meglio della gastronomia italiana), Gourmet Arena (chef aderenti a Jeune Restaurant d'Europe che esprimono la loro creatività ideando nuovi piatti secondo un tema scelto di giorno in giorno). Oltre a tutto questo (come se non fosse abbastanza:-) ci sono anche delle aree più piccole dedicate alla birra e ai distillati, questo proprio per far contenti tutti.. Io onestamente non ci sono mai andata (ebbene sì lo ammetto! Prima avevo il liceo, poi l'università ed infine proprio sempre il compleanno di mia mamma in quei giorni..insomma una disgrazia:-) però dev'essere veramente bello.. E poi è Merano (tipo che se siete ubriachi potete sempre pensare di rinfrescarvi le idee qui..).


  • A seguire (ma solo di un giorno) abbiamo la Biennale enogastronomica fiorentina, evento che coinvolgerà tutta la città per una ventina di giorni proponendo la cucina tipica toscana in tutte le sue forme (e odori,colori,sapori..gnam:-). Il programma prevede, per tutta la durata della manifestazione, la possibilità di mangiare alcuni piatti tipici in diverse osterie e ristoranti del capoluogo ed inoltre, ma questi diversi giorno per giorno, una serie di eventi che avranno il compito di raccontare il mondo gastronomico toscano a tutti gli appassionati. 


  • A Cremona a metà novembre prenderà inizio la settima edizione de Il Bontà, fiera dell' enogastronomia italiana rivolta principalmente ai piccoli e grandi imprenditori del ramo alimentare ma che ha una caratteristica particolare: anche quest'anno, infatti, ospiterà la premiazione della gara "Formaggio dell'anno", che come dice il nome stesso decreterà il miglior formaggio del mondo nel 2010 (Non è forse un pò troppo variegato il mondo del formaggio per poterne scegliere uno su tutti? E tra un'ottima mozzarella ed un ottimo gorgonzola come fai a scegliere? Aspettiamo lumi:-)


  • Spostandoci verso est troviamo Enologica a Faenza che come dice il nome stesso tratta sostanzialmente di vini, il tutto nella più autentica atmosfera romagnola (leggesi: un pò meno elitaria di quella di Merano ma decisamente più simpatica:-). La manifestazione è incentrata sulla produzione emiliano romagnola, proponendo la regione come una delle nuove frontiere dell'enologia italiana. Oltre a poter degustare i vini negli stand dei produttori, sarà anche allestita una trattoria tipica con orario no stop e sarà data la possibilità a tutti quelli che vorranno di ascoltare alcune conferenze di delucidazione sul mondo enologico italiano.


  • Last but not the least, abbiamo il Roma Restaurant Week, un evento veramente degno di nota (personalmente è quello, che tra tutti, non mi perderei proprio): in pratica nei migliori ristoranti di Roma (il criterio utilizzato è che devono avere un certo punteggio minimo su le guide Michelin, Gambero Rosso, Espresso e Slow Food) verrà offerto un menù  a partire da 25 euro (ovviamente non porzioni giganti ma direi che visti i prezzi non bisogna pretendere troppo:-) e se il ristorante in questione ha almeno 75 punti sul Gambero Rosso il menù è a soli 35 euro.. Non male direi. Ovviamente i posti sono limitati e bisogna affrettarsi a prenotare sul sito ma ad oggi risultano liberi ancora diversi posti.


Tutto questo lungo post per dare qualche spunto su come passare quei lunghi week ends novembrini, che io tanto adoro.. Nebbiosi, bui, pieni di atmosfera, ideali da passare scoprendo le piccole (e penso a Merano) o grandi (penso a Roma) affascinanti realtà che rendono il nostro paese così unico.. Buoni week-ends italici a tutti!

ps: Un'ultima cosa, domenica sera il programma Terra! ha dedicato una puntata a Slow Food e al futuro della nostra alimentazione in un mondo sempre più popolato, se volete potete rivederla qui 


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