mercoledì 29 giugno 2011

Finally, the indian restaurant!


Caratteristica tipica di tutte le cose che si aspettano con ansia è di passare tanto lentamente più sono lontane e tanto velocemente più sono vicine (o è il contrario? Sento pareri discordanti su questa cosa:-), piccolo preambolo per dire che qui manca solo una settimana al mio rientro e io ho ancora un sacco di cose da raccontare e recensire ma pochissimo tempo per farlo, quindi prima che mi perda via tra valigie e altre faccende burocratiche non particolarmente interessanti, passo subito ad una delle scoperte last-minute di questa London experience: il ristorante indiano Chutney Mary.

L'occasione per provare questo gioiellino di posto su cui avevamo messo gli occhi già da parecchi mesi, è arrivata con l'ultima visita di mia mamma a metà giugno che nei suoi ultimi tre giorni londinesi non voleva mangiare nulla che fosse di sembianze e provenienze europee, ma solo autenticamente ed elegantemente etnico.

Detto, fatto:-)  

La scelta è caduta per la prima sera su questo meraviglioso ristorante indiano nell'elegante e da noi sempre più adorata Chelsea (eh vabbè ognuno ha le sue debolezze...), che ospita i propri guests nientemeno che sotto una serra di palme e ulivi, illuminata da un pittoresco gioco di candele che al tramonto (ore 21:30 qui!) ricreano una perfetta atmosfera orientale (di quelle fatte bene, niente a che vedere con le forzature tremendamente kitch di moltissimi locali in zona Piccadilly, per intenderci:-)

Per prendere confidenza con il menu, ci siamo avvalse dell'aiuto di un mojito, stranamente perfetto (che poi qualcuno ci deve spiegare perchè a Londra trovare un buon cocktail bar è una vera mission impossible) e di un sano atteggiamento disinteressato nei confronti dei prezzi delle portate.

Il risultato è stato:
  • tre antipasti: frittelle di granchio con zenzero fresco e coriandolo con chutney di pomodorini, capesante su letto di panna di cocco e zafferano, gamberi alla griglia con pepe lungo semi di sesamo neri e chutney ai mirtilli.
  • tre main courses: un branzino ripieno di pasta di foglie di curry e due gamberi brasati in salsa tandoori decisamente piccante che però riusciva misteriosamente a non sovvrastare il sapore dei gamberi
  • due dolci: un tortino un pò troppo burroso alla pesca e menta e un rice pudding al mango e cardamomo
Il giudizio su tutto quello che abbiamo mangiato non può che essere ottimo, il cuoco è riuscito nella non facilissima impresa di speziare il tutto senza rendere alcunchè immangiabile dalla piccantezza o senza ritrovarsi a pensare se si era ordinato carne o pesce tale è la sovrastatura dei sapori. Quindi come dire, promosso a pieni voti. 

Ma c'è un ma: le portate sono state tutte di grandezza molto esigua mentre il prezzo a loro associato era, inversalmente proporzionale, piuttosto alto, ai limiti della pura esagerazione per alcune cose. Per ovviare ai prezzi ma non perdersi il contenuto (che voglio ribadire è assolutamente da non perdere per chi è appassionato del genere) il solito trucchetto è quello di venire a pranzo quando i prezzi sono molto più bassi e potersi sentire, senza sensi di colpa, delle piccole dee Kalì per un giorno:-)

Se invece il budget è limitato ma non volete lasciare Londra senza essere andate neanche una volta ad un ristorante indiano, l'indirizzo è quello della mini-catena Masala Zone, i quali proprietari sono gli stessi del Chutney Mary ma hanno creato una serie di ristorantini meno d'atmosfera ma dall'ottima qualità prezzo. 
Il piatto unico vegetariano da 12 sterline è per me un must:-)

Per finire una piccola nota.. Il mio ultimo giorno di lavoro si è concluso rivedendo Pino, il poeta romano, che alla notizia che me ne andavo non ha potuto che esclamare "An vedi che hai fatto come te dicevo io? Peccato però per le mie poesie, me piaceva che mi davi retta! Torna a casa, che qui è sempre peggio!"


Certo Pino, corro! 




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